Facile essere immersi nei ricordi quando ci si trova ad Imola al Minardi Day, non solo le auto, ma anche i Piloti, i tecnici i protagonisti delle diverse epoche del motor sport ti riportano la mente ad epiche battaglie, sorpassi, incidenti e delusioni.

Viene facile chiedersi, come sempre accade se fossero più bravi i piloti di ieri rispetto a quelli di oggi, quanto fossero più eroi, cavalieri senza macchia e senza paura che si affrontavano su auto che usavano come barriera anteriore le gambe del pilota e per la protezione laterale i serbatoi della benzina. Non tutti hanno la fortuna di potersi calare dentro all’abitacolo di una vettura a ruote scoperte, ma se conoscete qualcuno che lo ha fatto vi dirà come in una Formula attuale si ha quasi la sensazione di claustrofobia. Si è completamente avvolti dalla vettura e i drammatici incidenti di questa stagione di F1 ci hanno dimostrato come si sia raggiunto un livello di sicurezza incredibile. Se poi al contrario entrate in un abitacolo di una vecchia formula 1, ipotizziamo anni ’80 vi ritroverete con metà del corpo incastrato in un abitacolo angusto e la parte superiore quasi completamente esposta. Un piccolo roll bar per la testa e finisce lì.

Sappiamo però che il pilota non pensa all’incidente, o meglio mette in conto una piccola percentuale di rischio, ma non è questo che può determinare il fatto di essere un pilota migliore. Probabilmente il confronto sulla sicurezza è un qualcosa che facciamo noi “umani” oggi, ma per confrontare un pilota che corre in epoche diverse non è un parametro essenziale. Lo è, a mio avviso ai fini statistici. Tristemente molte carriere ed in alcuni casi molte vite si sono spezzate troppo giovani, inutile fare i nomi, ma quanto di più avrebbero potuto vincere se non ci avessero lasciati cosi presto?

Allora quali sono i parametri ed i metri di giudizio per capire se era meglio un Lauda o un Hamilton, meglio un Senna o un Leclerc? Schumacher o Verstappen?

Io mi sono dato una risposta, ci ho pensato a lungo e non ritengo di essere il portatore della verità assoluta, ma ritengo che un confronto tra generazioni non sia possibile. Ecco le mie motivazioni.

Sappiamo tutti che le auto da corsa, anche quelle a ruote coperte che assomigliano di più alle nostre stradali sono in realtà dei prototipi estremi che vengono sviluppati sulle caratteristiche di guida del pilota di punta di un team. Ad oggi, la tecnologia permette di ampliare la gamma di utilizzo e si cerca una vettura sempre più facile che permetta ai piloti di potersi esprimere e di essere a proprio agio, ma di fatto è un vestito su misura. Oltre a questo ci sono i regolamenti, la stagione 2022 ci ha riportato a vetture di F1 che possono finalmente stare vicine, ma che hanno caratteristiche di guida molto diverse. Prendiamo ad esempio il buon Ricciardo che non si è mai trovato con la sua McLaren e sembra un ronzino, ma tutti noi sappiamo che si tratta di un cavallo di razza.

Ora fatte queste premesse ritengo che se prendessimo un Verstappen e lo mettessimo sulla F1 vincente di Lauda sicuramente andrebbe forte, ma forse un Latifi si integrerebbe meglio sulla vettura e potrebbe essere molto più competitivo. Sto ovviamente facendo un esempio assurdo, ma davvero non sappiamo come andrebbe.

Ai piloti del passato veniva chiesto di saper padroneggiare il cambio ad H, di conoscere il punta tacco, di sentire la meccanica, di trasmettere le sensazioni della propria vettura. Ora si cambia con un dito, la telemetria ci dice tutto e di più. Quindi in passato un pilota poteva vincere anche solo perché sapeva comunicare coi propri ingegneri. Ora è tutto più facile, ma al tempo stesso tutto più estremo. Se andiamo ad analizzare i dati di una gara vedremo come in passato la differenza tra giro e giro era importante. Ora sembrano dei computer, rispettano gli Pneumatici quando gli viene chiesto, “tirano” quando è il momento, ogni frazione di secondo conta.

In realtà penso proprio che la F1 di oggi sia talmente estrema che talenti come quelli di Piquet o Berger o altri difficilmente troverebbero spazio, proprio perché estremamente talentosi, ma non proprio disciplinati.

Prima di chiudere vi invito a fare qualche riflessione di questo tipo, una volta era il pilota che doveva cercarsi gli sponsor, poteva bastare questa abilità per avere una buona macchina e fare una discreta figura. Pensate oggi cosa accade.

Ogni epoca ha le proprie difficoltà sicuramente un pilota veloce lo sarebbe con qualsiasi mezzo in qualunque condizione, ma essere un campione è una cosa diversa. Per essere il N° 1 devi avere tutto al massimo ed ogni epoca, ogni periodo e forse ogni stagione richiedono capacità diverse. Per questo a mio avviso il confronto è impossibile.


Marcello Rossetti

Marcello Rossetti

Appassionato di auto da sempre, amante della guida e del pilotaggio. Fammi fare 70 curve in mezzo al verde e sono felice