Venerdì sera ho avuto il piacere di conoscere e fare quattro chiacchiere con un ingegnere che ha lavorato in Alfa Romeo e Maserati, e che attualmente lavora in Lamborghini.
Ha partecipato allo sviluppo della piattaforma Giorgio, base di Giulia e Stelvio, e naturalmente ne ha lodato le caratteristiche di guidabilità e le reali performance.
Ha raccontato alcuni aneddoti particolari e divertenti sul suo lavoro in Alfa Romeo… storie di cui, da buon curiosone, sono particolarmente ghiotto.
È partito spiegando che il budget a disposizione avrebbe dovuto consentire loro di realizzare sette veicoli… e invece ne sono usciti due: Giulia e Stelvio. Due auto progettate e ingegnerizzate senza badare a spese.
Secondo lui, la scarsa diffusione di questi modelli – rispetto al loro reale potenziale – è dovuta all’incompetenza del marketing e dei concessionari, che non si sono mai resi conto del valore del prodotto che vendevano.
Ignoranza e incompetenza che lui stesso ha verificato, fingendo di voler acquistare una Giulia (che ha già nel box) da vari concessionari e rendendosi conto che gli argomenti esposti erano spesso banali o incompleti.
Il miglior biglietto da visita rimaneva sempre la prova su strada… che però, in alcuni casi, era falsata (due giri del piazzale) o addirittura assente, con un’utenza spesso più attirata dai fronzoli che dai contenuti tecnici. Un esempio? Schermi touch e luci abitacolo personalizzabili.
Eppure, questa piattaforma nasconde soluzioni tecniche che meritano attenzione. Alcuni esempi che non conoscevo, ma che ho poi testato e riconosciuto da utilizzatore:
• Peso decisamente contenuto per la categoria, grazie all’uso di alluminio e carbonio.
• Assenza di fruscii in marcia, grazie a speciali guarnizioni sulle portiere e alle giunzioni della plancia, che non scricchiola.
• Impianto frenante sovradimensionato, praticamente impossibile da mettere in crisi.
• Schermo sulla plancia leggermente curvo, per seguirne la linea.
• Sistema brake-by-wire con attuatori e algoritmi che eliminano il fenomeno del pedale spugnoso o dell’allungamento della corsa in caso di surriscaldamento del liquido freni. Il guidatore non se ne accorge: la modulabilità e la corsa rimangono inalterate.
Mi raccontava che con Continental hanno lavorato per mesi in pista per perfezionare questo sistema.
È stata una chiacchierata illuminante e, se adeguatamente pubblicizzati, questi dettagli tecnici sarebbero dei veri plus che ogni appassionato apprezzerebbe.
Personalmente, sterzo, frenata e inserimento in curva della Giulia li trovo perfetti. Il comportamento dinamico è eccellente per un’auto di questa fascia di prezzo e categoria, e non ha nulla da invidiare alle tedesche dello stesso segmento.
Se poi si parla della Quadrifoglio – che lui ha avuto per anni come auto aziendale – entriamo nell’eccellenza pura, senza se e senza ma.
Mi ha fatto venire voglia di vendere tutto e metterne una nel box.
510 CV… sigh.