Sabato 1 marzo ho partecipato a un evento organizzato dal LLCC Challenge, una giornata in pista che prometteva emozioni forti e un’organizzazione impeccabile. Ero in compagnia di due amici con anni di esperienza tra i cordoli, habitué di eventi del genere. Per me, invece, si trattava di un’occasione per mettermi alla prova e affinare la mia guida sportiva.

Se qualcuno mi chiedesse un consiglio su come migliorare la propria guida in pista, risponderei senza esitazione: partecipare a eventi ben organizzati e gestiti da professionisti del settore. Non necessariamente questo in particolare, ma qualsiasi track day con un’organizzazione seria.

Unico aspetto critico? Il costo. Alla fine della giornata, mi sono trovato a pagare più di 4 euro al minuto di pista. A prima vista può sembrare folle, considerando che a Modena, con i turni liberi, si può girare a meno di 1 euro al minuto. Ma allora perché scegliere un evento come questo?

Perché ne vale la pena

1. Numero di auto sotto controllo
Nel mio turno c’erano 17 auto in pista. Su un tracciato di quasi quattro chilometri, con un po’ di gestione, significa poter girare con pista quasi libera. Un lusso impagabile rispetto ad altri eventi più affollati.

2. Auto e piloti di livello omogeneo
Si gira con vetture di potenza e categoria simili, e anche l’esperienza del pilota viene presa in considerazione. Non c’è il rischio di trovarsi un neofita e un pilota esperto nello stesso turno. Chi partecipa per la prima volta viene persino segnalato con un adesivo sulla macchina, per permettere agli altri di capirne il livello ed evitare situazioni spiacevoli.

3. Piloti esperti e rispettosi
Qui non trovi i classici esibizionisti da semaforo. In pista ci sono piloti esperti, rispettosi delle regole e consapevoli delle proprie capacità. Non c’è nessuno che fa il fenomeno con sorpassi al limite o scarichi scoppiettanti inutili. L’unico colpo all’ego è vedere gli altri che ti passano come fossi fermo!

4. Possibilità di avere un tutor
Un’opzione che ho scelto per il mio primo turno, anche se a pagamento. Un istruttore ti segue e ti corregge in tempo reale, permettendoti di capire quanto sia più alto il limite dell’auto rispetto a quello che immagini. Già dal secondo turno, grazie ai consigli ricevuti, la mia interpretazione del tracciato era nettamente migliorata.

5. Un’atmosfera unica
Tutti amici di tutti. Ho conosciuto un sacco di persone, tra cui Elisa Artioli, che mi ha persino invitato a partecipare a un giro sulle Dolomiti. E poi c’è stato Daniele Rosso, il vincitore della manifestazione, che ho scoperto essere il figlio di un altro appassionato con cui avevo già girato in passato.

Un’esperienza illuminante

Ero già stato a Cremona per una giornata Open Pit Lane, ma lì era stato un delirio: 25 auto in pista, livelli di esperienza e vetture troppo diverse, e qualche pilota che sembrava più concentrato sullo spettacolo che sulla guida pulita. Mi ero detto che prima o poi sarei tornato, ma in condizioni migliori. E così è stato.

Il terzo turno della giornata è stato il più divertente. Con i consigli del tutor e degli amici, non era più così facile staccarmi per gli altri, e ho iniziato ad alzare il mio limite. Staccavo sempre più tardi, acceleravo con più decisione e resistevo alla tentazione di scalare quando il mio istinto me lo suggeriva. Un po’ un esercizio di autodisciplina… ma che soddisfazione quando funziona!

Il momento clou: il giro con Pietro

Dopo aver girato con un istruttore, ho avuto il piacere (o forse il terrore?) di salire come passeggero con Pietro, che con una macchina con la metà dei miei cavalli ha letteralmente ridimensionato la mia concezione di guida sportiva.

In pista si è trasformato: traiettorie perfette, frenate da cardiopalma, accelerazioni che sfidavano la logica. Passava sui cordoli con tutte e quattro le ruote, sfruttava ogni centimetro di asfalto e anche qualcosa in più. Io ero ammutolito. Lui guidava da pilota vero. Nei primi giri ho avuto un solo pensiero: “Voglio scendere!”. Poi ho capito: non stava rischiando, si stava solo divertendo. Ed è stato allora che mi sono reso conto di due cose:

  1. Io guido come un pensionato.
  2. Il suo unico limite è l’auto, non il pilota.

Dopo qualche giro, le gomme hanno iniziato a cedere e i freni fumavano letteralmente. Siamo usciti dal tracciato e abbiamo fatto un giro fuori per raffreddare il tutto.

Conclusioni

Questa esperienza mi ha aperto un mondo. Da un lato, mi ha insegnato tanto; dall’altro, mi ha fatto capire quanto sia grande la differenza tra chi “prova a guidare forte” e chi SA davvero come si fa.

L’ultimo turno, mettendo in pratica tutto quello che avevo imparato, è stato il più bello della giornata. E, come sempre accade quando ci si diverte, è finito troppo presto.

Grazie Pietro, grazie Giancarlo per i consigli. Adesso tocca a me darmi da fare!