E così è finita. Dopo sedici intensi mesi insieme, io e la mia Audi A4 Avant TDI 190 cavalli ci diciamo addio. Prima di vederla sparire tra le mani di un altro proprietario che – si spera – apprezzerà il suo piglio da incrociatore autostradale, è il momento di tirare qualche somma. Spoiler: il giudizio finale dipenderà per l’80% da quanto ci rimetto con la rivendita. Onesto, no?

Capitolo 1: L’inizio della fine (della Giulia)

Per anni ho goduto del paradiso dell’auto aziendale. La mia amata Alfa Romeo Giulia mi ha regalato momenti di pura poesia su ruote: guida divina, linea che ti fa voltare anche se è la tua, e un feeling che, da allora, ho cercato invano. Ma poi è arrivata la fine: la mia società di leasing, SIFÀ, si fonde con Unipol Rental, e il gioco finisce. Giulia restituita, e mi ritrovo nella paradossale situazione di chi consiglia auto per mestiere… e non sa che auto prendere.

Primo pensiero: la ricompro, la Giulia! Ma la testa (sì, ogni tanto funziona) mi ricorda che a livello di affidabilità e rivendibilità futura… meh. Allora con la stessa cifra, cosa posso portarmi a casa?

Capitolo 2: Il salto della barricata (tedesca)

È qui che entra in scena Andrea, dell’ormai celebre Elite Car Modena. Mi accompagna da Baiauto, concessionaria Audi a Reggio Emilia, dove arrivo con l’animo del reduce in cerca di pace e dico chiaro e tondo: “Ho questo budget. Convincetemi”.

E… mi convincono. Mi portano sotto il naso una Audi A4 Avant 2.0 TDI da 190 cavalli, allestimento Business, trazione anteriore, poco più di 110.000 km, cerchi da 17”navigatorefari Xeno (addio alogeni da anni ’90), sensori di parcheggio (sì, incredibile, la Giulia ne era priva sia davanti che dietro) e un bel bagagliaio da 505 litri: perfetto per chi ama viaggiare con mezza casa.

In più: garanzia Audi Prima Scelta Plus di 24 mesi, 4 pneumatici nuovi, un tagliando incluso e – col classico finanziamento da cui scappare appena possibile – pure il passaggio di proprietà pagato. Che poi ho estinto dopo 6 mesi, lasciando sul tavolo circa 700 euro ma tenendomi tutti i bonus. Solo il passaggio valeva 900 euro, quindi direi che ho pareggiato il conto.

Capitolo 3: Convincente come un panino senza sale

E qui arriviamo alla parte difficile: mi ha convinto? Ni. Anzi, più no che sì.

Appena presa, la A4 ha iniziato a sfoggiare una certa creatività meccanica. Problemini qua e là, piccoli ma fastidiosi. Nulla di grave, per carità – anche perché l’assistenza di Baiauto è stata esemplare e la garanzia Audi ha coperto tutto – però da un’Audi ti aspetti il rigore tedesco, non il balletto delle spie accese. Una sensazione diffusa? Forse. O forse è solo che ciò che non sistemano prima lo paga la concessionaria, ciò che “salta fuori dopo” lo copre mamma Audi. Ma noi non siamo maliziosi… giusto?

Capitolo 4: Pregi e difetti (che poi sono la stessa cosa)

Pregio assoluto: i consumi. Negli ultimi 20.000 km ho fatto una media di 20 km/litro reali. Su una station wagon da 190 cavalli. Avete idea? Roba da premio Nobel al risparmio.

Difetto principale: la guida. Sottosterzo sempre presente, reazioni più filtrate di un account Instagram, e un’emozione alla guida che… non c’è. Mai. Zero. Nulla. Come diceva il Califfo: “Tutto il resto è noia”.

Però – va detto – ti senti sempre al sicuro. Qualunque strada, qualunque condizione, la A4 ti dà quella sensazione di protezione ingegneristica che, onestamente, molti marchi sognano. Ma se cercavi un minimo di coinvolgimento… ti sei sbagliato showroom.


In conclusione: la rifarei?

La comprerei di nuovo? Solo se avessi lo stesso identico budget, gli stessi identici bisogni, e la Giulia fosse ancora introvabile (o insensata da tenere).

Però non rinnego nulla: mi ha portato ovunque, sempre senza battere ciglio, con consumi ridicoli, tanto spazio, e una bella sensazione di solidità generale. È un’auto da adulti, forse troppo.

Ora è tempo di voltare pagina. Magari qualcosa di più leggero, di più frizzante, con un po’ di anima. Tipo una certa spiderina giapponese…



Marcello Rossetti

Appassionato di auto da sempre, amante della guida e del pilotaggio. Fammi fare 70 curve in mezzo al verde e sono felice